Salvatore di nome e di fatto: colui che si oppose alla follia nazista.
Salvo D'Acquisto nacque il 15 ottobre 1920, a Napoli. Entrò nell'arma a 19 anni, seguendo la scia di alcuni suoi parenti. Partì per la Libia il 23 novembre 1940, dove si ferì ad una gamba: per non contrarre la malaria, venne rimandato in Italia, ove frequentò la Scuola Allievi Sottoufficiali Carabinieri, diventando sottoufficiale. Appena uscito, venne mandato a Torrimpietra, piccola cittadina romana.
L'8 settembre del 1943 venne proclamato l’armistizio di Badoglio e il 22 settembre del 1943 arrivarono a Palidoro, a pochi chilometri da Torrimpietra, un gruppo di paracadutisti tedeschi. Mentre stavano ispezionando alcune casse di munizioni, furono investiti dall'esplosione di una bomba a mano: un tedesco morì sul colpo un altro poco dopo.
"Se muoio per altri cento, rinasco altre cento volte: Dio è con me e io non ho paura!"
I tedeschi gridarono subito all’attentato, e cercarono un capro espiatorio, servendosi dell’aiuto del comando dei carabinieri. Non trovando un colpevole, e non essendocene effettivamente uno, decisero di usare la legge marziale, giustiziando dieci persone per ogni tedesco morto: il 23 settembre vennero portate venti persone, più un passante e un presunto carabiniere, rilevatosi un ferroviere (testimone dell’accaduto), nel luogo dell’esecuzione. Le persone furono costrette a scavare la propria fossa, dove sarebbero stati gettati i loro corpi. Salvo allora si rivolse all’ufficiale tedesco dichiarandosi colpevole: l'ufficiale si innervosì, poiché sapeva benissimo che Salvo non era colpevole e, dopo aver pensato al da farsi, mise Salvo a scavare con gli altri, dopo averlo umiliato togliendogli la divisa. Il ferroviere ci racconta che le ultime parole di Salvo furono “Viva l’Italia”. Il suo grande valore umano viene ricordato con una tomba commemorativa, a Santa Chiara, e con un monumento moderno, a piazza Carità.
"Viva l'Italia"