Gandhi - l'apostolo della nonviolenza

Mohandas Karamchand Gandhi, detto il Mahatma (la grande anima), è l’uomo che portò l’India all’indipendenza dall’impero britannico attraverso la nonviolenza. Il giorno della sua nascita (2 ottobre) è stato dichiarato «Giornata internazionale della nonviolenza» dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite.

lcdp gandhi 03Gandhi nacque nel 1869 da genitori indù a Porbandar, nell’India occidentale. Gli fu data in moglie Kasturbai Makandji, quando entrambi avevano tredici anni. La famiglia in seguito lo mandò a Londra, per laurearsi in giurisprudenza, e nel 1891 divenne avvocato. In Sudafrica difese i diritti civili degli immigrati indiani. Fu là che elaborò il metodo di lotta nonviolento che chiamò satyagraha (o “forza della verità”). Fu ripetutamente imprigionato, a causa delle proteste da lui guidate. Prima di far ritorno in India con la moglie e i figli nel 1915, Gandhi aveva radicalmente cambiato la vita degli indiani emigrati nell’Africa meridionale.

Tornato in India, non tardò a porsi alla testa del movimento per l’indipendenza dall’Inghilterra. Non venne mai meno alla sua incrollabile fede nella protesta nonviolenta e nella tolleranza religiosa. Quando i suoi compatrioti, induisti o musulmani, commettevano atti di violenza sia contro gli inglesi dominatori sia gli uni verso gli altri, Gandhi digiunava finché il conflitto non fosse cessato.

Una delle sue più riuscite azioni nonviolente fu la “marcia del sale”, nel 1930.
La manifestazione si svolse contro la tassa sul sale, imposta dagli inglesi al popolo indiano. Consistette in una marcia pacifica, durata 24 giorni, di 320 Km a piedi da Ahmedabad fino all’Oceano Indiano dove Gandhi, subito imitato da migliaia di persone, raccolse un pugno di sale dalle saline, disobbedendo alla legge inglese e rivendicando simbolicamente il possesso di questa risorsa al popolo indiano. La polizia inglese, presente sul posto per sedare la rivolta, si oppose all’avanzata degli indiani con duri colpi di manganello, mentre i manifestanti continuavano ad andarle incontro pacificamente, subendo i colpi senza reagire, subito sostituiti da altri quando i primi cadevano. Più di 60.000 persone, tra cui lo stesso Gandhi, vennero imprigionate.
Dopo più di un anno, il governo britannico decise di negoziare con Gandhi: gli inglesi liberarono tutti i prigionieri politici e permisero agli indiani di raccogliere il sale. Gandhi aveva colto la sua prima, importante vittoria.

Il 15 agosto 1947 l’India era libera. L’indipendenza non fu il risultato di una vittoria militare, bensì il trionfo della volontà umana.

Con grande dispiacere di Gandhi, però, il Paese fu diviso in due: India induista e Pakistan musulmano. Egli trascorse gli ultimi mesi della sua vita a cercare di placare la tremenda violenza che seguì alla spartizione. Digiunò fin quasi a morirne e ciò valse, finalmente, a sedare i tumulti.

Il 30 gennaio 1948, in un parco pubblico di Nuova Delhi, mentre tra la folla si accingeva  a recitare le preghiere della sera, Gandhi fu ucciso a colpi di pistola da un fanatico induista, contrario all’apertura e alla tolleranza che il Mahatma, induista egli stesso, mostrava verso i musulmani.

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“Le future generazioni a stento potranno credere che un uomo come lui sia passato in carne ed ossa sulla terra”. Albert Einstein