Claudio Miccoli - Io che non volevo colpire sono stato colpito

Claudio Miccoli, l’eccezione nonviolenta

Claudio, mite creatura amante della natura e del prossimo, morì a Napoli andando incontro, solo e disarmato, a una squadra di neofascisti armati di bastoni e di coltelli, che avevano aggredito un giovane pochi minuti prima. Egli cercava il dialogo: un semplice gesto di pace che, unito alla colpa di portare barba e capelli lunghi, bastò a scatenare la furia dei suoi assassini, che gli sfondarono il cranio a bastonate, lasciandolo in una pozza di sangue. Morì dopo sei giorni di agonia, il 6 ottobre del 1978, non senza aver prima espresso il desiderio di donare ad altri i suoi organi (oggi due persone vedono grazie a lui). Aveva vent’anni. Seguì il processo agli assassini, nei suoi vari gradi. Si dichiararono fascisti e arrivavano in aula scandendo slogan e scattando nel saluto romano. Pochi di loro si pentirono. Dissero persino di essere stati assaliti da Claudio: una tesi assurda, subito smentita dai testimoni. “Si stava tornando a casa, quando vedemmo quel gruppo di quattro
persone: uno brandiva un coltello, un altro impugnava un bastone. Miccoli ci disse di scappare. Successivamente, però, si fermò”, raccontò ai giudici un giovane, appena quindicenne, che si trovava casualmente in compagnia di Claudio al momento dell’aggressione.


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Perché ricordare oggi Claudio Miccoli? Perché ricordando lui ricordiamo la sensibilità di un giovane che scriveva poesie, lavorava a svariati progetti per la difesa della natura per ”realizzare unità con ciò che ci è intorno” e si impegnava per costruire un mondo più pulito e più giusto. Creatura pacifica, contraria a ogni violenza, amava dialogare con gli altri, comunicare con la “cara gente”: “A che cosa vale l’esser soli al mondo? Che cosa vuol dire che non ci capiamo?”, leggiamo in una poesia, tratta dal suo diario, dal titolo, emblematico: “Non scacciatemi!”. E’ la natura ad insegnargli “la purezza, e la gioia di donare” come quando (è solo un piccolo gesto ma estremamente significativo) al ritorno da un viaggio nel Parco Nazionale d’Abruzzo donò le sue scarpe a un immigrato, conosciuto in quel momento alla stazione ferroviaria di Napoli, a cui le
avevano rubate. E poi quel desiderio espresso al padre in più di un’occasione, così inusuale in un giovane nel pieno delle forze: ”Quando sarò morto, voglio che i miei organi siano donati ad altri”.

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In quello splendido dramma didattico di Brecht che è “L’eccezione e la regola”, il mercante è assolto per legittima difesa: lui, che aveva ucciso il martoriato portatore dei (suoi) bagagli nella faticosa traversata del deserto. Assolto perché mai avrebbe potuto pensare che quell’oggetto tra le mani dello sfruttato non era un’arma, ma una borraccia d’acqua in procinto di essere condivisa con lo sfruttatore cui stava per essere porta. Assolto per legittima difesa! lcdp claudio 03Quello schiavo era invece portatore di una nuova visione del mondo: a chi opprime opponeva la nonviolenza di chi è cosciente di avere dalla sua parte non la forza, ma la ragione. Quel portatore è l’eccezione e così quelli come lui. Anche Claudio, versione anni ‘70 del proletario brechtiano, fa eccezione: agli squadristi che con catene, coltelli e bastoni lo incrociarono sul loro cammino parve strano, incomprensibile e perciò impossibile che Claudio fosse armato solo d’un filo di voce (“Volevo parlare, volevo spiegare, non mi hanno dato il tempo…”, sussurrò prima di entrare in un lungo coma) e della rivoluzionaria volontà di capire, ascoltare e neutralizzare con la nonviolenza la cieca e ottusa sopraffazione.
Claudio l’eccezione, dunque, alla regola della vendetta, della guerra, della difesa armata e violenta, dell’aggressione come risposta preventiva a una paventata offesa.

Occorre dunque ricordarlo, ricordare il suo straordinario esempio e i versi, per certi aspetti agghiaccianti, di una sua poesia, scritta quattro mesi prima di essere ucciso: “Io che non volevo colpire, sono stato colpito! (…) Non ho vinto perché volevo vincere, ma perché mi avete sconfitto: perché la più bella vittoria, per chi non vuole combattere, è non lottare proprio”. L’eccezione della nonviolenza, della solidarietà, della tolleranza, deve, anche con l’aiuto di Miccoli, diventare regola e realtà.

Francesco Ruotolo - (Azione nonviolenta, agosto-settembre 2003)

 

PER APPROFONDIRE

www.associazioneclaudiomiccoli.it